La storia

La Scuola Elementare “Calvario”

dal 1926 al 1950: cronaca della sua nascita

Dei tre colli arianesi, quello del Calvario prende nome dalla chiesa ivi fondata da Padre Simone da Orsara nel 1626 “piorur civium elemosinis”. Il pianoro, trasformato nel 1926 in un piazzale alberato, fu scelto per l’ubicazione del secondo edificio scolastico della Città con determina del Podestà del 23 luglio 1927 “Noi comm° Aucelletti notar Enrico visto il deliberato della Giunta Comunale n°.  44  dell’8 marzo 1926 ratificato dal Consiglio Comunale in data 25 stesso mese ed anno reso esecutivo n°1119 del 2 aprile stesso, con cui veniva dato l’incarico all’Ing. Forte Cav. Giuseppe per la compilazione del  progetto del II Edificio Scolastico, che dovrà sorgere nel larganeo Calvario” con costo complessivo, compreso l’acquisto dei beni  privati, di lire 1.536.000. Nel 1928 venne approntato il piano di esproprio per l’acquisto dei seguenti beni:

  • giardino di proprietà della Sig.ra Rosa De Furia vedova Ciccone per una superficie di mq. 596;
  • giardino di proprietà del Sig. Filippo Vitoli poi, dal 1938 germani Cozzo Andrea, Filippo e Letterio di Giovanni mq. 710.63;
  • la cabina di trasformazione dell’energia elettrica della Società del Sannio;
  • alcune abitazioni fatiscenti per ricavare uno slargo per la sezione femminile,
  • una striscia di terreno (attuale vicolo PS. Mancini) per il collegamento tra i due ingressi.

Il progetto originario fu rivisto nel 1934, approvato dal Provveditorato alle 00.PP della Campania nel 1935 e definitivamente adottato dall’Amministrazione Comunale con delibera del 16-07-1938 n° 80 e successivamente dal Ministero dei Lavori Pubblici nel gennaio del 1940. A seguito della richiesta inoltrata dal Comune alla Cassa dei Depositi e Prestiti, si ottenne nel 1937 un mutuo di lire 1.363.000 con interessi del 5%, di cui lo Stato assumeva l’onere del 4%, ed estinguibile in 35 anni. Il 30 novembre del 1938, con ribasso d’asta di “lire diciassette centesimi venticinque per ogni cento lire del prezzo di base”, la ditta Di Lauro Raffaele di Salerno si aggiudicò l’appalto dei lavori di costruzione. A seguito del parere positivo del G.P.A., il Prefetto Maglioni nel maggio del 1939 autorizzò l’acquisto del terreno necessario alla costruzione dell’edificio. I lavori appena iniziati furono sospesi a causa degli eventi bellici nel luglio del 1943, quando si erano costruite le fondazioni, lo scantinato, il piano terreno e gran parte del primo piano. Il 3 febbraio del 1944 il Podestà Cav. Mario Pratola ordinò all’impresa di adattare un locale terraneo del costruendo edificio ad autorimessa, secondo la richiesta pervenuta dalle Truppe Alleate addette ai lavori stradali della zona di Ariano: ” l’ordine di requisire e adattare un locale terraneo che è, secondo spiegazioni verbali pervenute quello a destra dell’ingresso principale comprendente la corrispondente parte del corridoio antistante”. Nel 1944 il Sindaco Avv. Vinciguerra, nel 1945 il locale Comitato di Liberazione e il nuovo Sindaco Luigi Gizzi si attivarono presso i vari Enti competenti per la concessione del finanziamento necessario affinché l’opera fosse portata a compimento. Lo stesso Prefetto Raffaele Bevere relazionò al Genio Civile che il complesso aveva subito danni da parte delle truppe di passaggio in Città e presentava pericolo per la “pubblica incolumità ed igiene”, come risulta dal verbale dei vigili urbani Mariano Virgilio e Clericuzio Modesto, “cittadini hanno asportato materiale edile dell’edificio”. Per arginare la dilagante disoccupazione, l’allora Sindaco Avv. Enea Franza sollecitò il completamento dei lavori, sperando che potessero essere affidati alla “Cooperativa Edilizia Arianese” formata in “massa da operai reduci e combattenti”; in realtà l’appalto fu assegnato all’impresa Adomo Mascolini. Il nuovo progetto venne affidato all’Ing. Forte e presentato nel 1946 per l’approvazione ai competenti organi amministrativi; nell’occasione il Genio Civile apportò modifiche e assunse la Direzione dei Lavori. Nel 1947 l’Assessore ai LL.PP. Ing. Antonio Renzulli si adoperò presso il collega Gaetano Giuliani di Salerno affinché effettuasse al più presto il collaudo per non eludere “la speranza della sistemazione entro l’anno di un’alla dell’edificio scolastico tanto necessario per le esigenze di questo Comune“. Nel 1950 la scuola cominciò a funzionare nella sede attuale. Nel 1951 il Sindaco chiese al Direttore della Scuola di Avviamento di “comunicare il numero degli iscritti a codesto istituto, diviso per classi”. Nel settembre dello stesso anno venne informato il Provveditore agli Studi di Avellino che “con l’inizio del prossimo anno scolastico, le scuole elementari di questo comune saranno tutte trasferite nel nuovo edificio scolastico sito al largo Calvario”. Ancora qualche lungaggine burocratica e finalmente il 13 novembre il Sindaco scrisse al Direttore del I Circolo Didattico che il 15 c.m. il suddetto “edificio sarà a sua disposizione”. Tra il 1952 e ’53 furono ultimati i lavori per dotare la struttura dell’impianto di riscaldamento, utilizzando i fondi della disoccupazione e la restituzione del 50% della somma occorrente di lire 4.625.000 in trenta rate annuali. Il complesso architettonico si articola simmetricamente su tre livelli intorno ad un corpo centrale leggermente più elevato, che ospita la rampa di scale e gli uffici; ad esso si appoggiano due ali a forma di “T”, nelle quali 22 aule si dispongono lunghi ampi e luminosi corridoi; gli estremi corpi laterali comprendono due soli livelli. Il prospetto principale della semplice e austera architettura è movimentato dal portico che precede l’ingresso. Negli anni passati l’ingresso secondario su Via Mancini era preceduto da un vialetto fiancheggiato da due spazi verdi, a cui si accedeva tramite una scalea in laterizi; tale area è stata d recente risistemata con la costruzione di una palestra e di ambienti di servizio. L’edificio progettato dall’Ing. Forte mostra influssi dell’esperienza architettonica vissuta in Italia alla fine degli anni Venti ed ampiamente illustrata all’Esposizione Internazionale di Torino del 1928; nell’insieme si notano altresì tracce del “razionale classico”, tipica espressione della corrente romana.

Arch. Carmine Iuorio